Un docente di Harvard vuole terminare l’influenza dei soldi in politica

 

Lawrence Lessig e Aron Swartz (photo via Wikipedia creative commons)

Lawrence Lessig e Aron Swartz (photo via Wikipedia creative commons)

Lawrence (Larry) Lessig è un idealista e sognatore. Docente di legge all’università di Harvard, fondatore assieme all’amico Aaron Swartz di Creative Commons, organizzazione dedita ad ampliare il numero di opere creative disponibili alla condivisione e all’utilizzo in chiave sociale, e una delle voci più critiche dell’ormai irrefrenabile influenza del potere dei soldi nella politica americana.

La sua ultima iniziativa è MayDay, un superPac la cui missione è quella di eliminare l’influenza di tutti i superPac nella vita politica americana.

I superPac sono comitati politici speciali che in base ad una sentenza della Corte Suprema americana del 2010 hanno la possibilità di raccogliere e spendere fondi illimitati in favore di un particolare candidato o partito. La sentenza – c’è poco da stupirsi – ha finito per favorire gli interessi dei super-ricchi rispetto a quelli dei normali cittadini americani.

Come lo stesso Lessig ha detto in un video postato lo scorso maggio sul sito MayDay.us: «Si, vogliamo spendere risorse per eliminare l’influenza dei soldi in politica… paradossale, certo, ma coglietene l’ironia». Come funziona? Lanciato a inizio dello scorso maggio, il comitato politico del docente di Harvard ha come obiettivo la raccolta di dodici milioni di dollari entro la fine di giugno. Una volta raggiunto il traguardo MayDay finanzierà cinque candidati impegnati a riformare la legge sui finanziamenti ai partiti con la speranza di una loro vittoria alle prossime mid-term di novembre.

Se questo primo passo dovesse riuscire Lessing e i suoi ipotizzano di raccogliere altri fondi in modo da poter finanziare tramite il superPac la campagna elettorale 2016 di sessanta aspiranti senatori così da farli arrivare al Congresso e garantirsi una maggioranza per la riforma della legge sui finanziamento ai partiti.

L’obiettivo, come ammette lo stesso Lessig, è arduo, ma le possibilità di portare a termine il progetto ci sono. Una prima, indiretta, conferma viene dai dati di una ricerca del Pew Research Center condotta nel 2012 secondo cui «il 65 per cento degli americani vede i comitati elettorali come un problema per l’attuale democrazie americana».

Come ha raccontato lo stesso docente in una recente intervista apparsa su Vice «un documento fatto filtrare dagli uffici dei Democratici ha mostrato come le direttive dello stesso partito consiglino ai propri membri di occupare almeno quattro ore al giorno in attività di raccolta fondi. Non c’è quindi da stupirsi se i membri del Congresso non hanno molto tempo di occuparsi del paese». Una seconda e più importante conferma viene dal primo successo della campagna di Mayday.

Lanciato il primo del mese scorso, l’intento è stato quello di raccogliere un milione di dollari entro la fine di maggio. Il milione è stato raggiunto in meno di due settimane e l’attenzione mediatica sul superPac costruito con l’intento di eliminare tutti gli altri superPac si è rivelata molto alta. Un’attenzione suscitata anche dalla partecipazione di Lessig alla “marcia per la democrazia” dello scorso giugno durante la quale un migliaio di attivisti hanno camminato per 480 miglia (circa 750 chilometri) attraverso la California.

La domanda adesso è se, per la fine di giugno, MayDay riuscirà a raccogliere gli altri cinque milioni di dollari necessari a portare a termine la prima parte del progetto. Se questo non avvenisse tutti i soldi raccolti saranno restituiti ai donatori mentre se l’obiettivo venisse raggiunto altri sei milioni di dollari saranno messi a disposizione da sostenitori privati del progetto, molti dei quali (secondo finti attendibili ma non confermate) vengono da unbackground di successo in Silicon Valley.

La sfida e ardua, ma è necessaria. Durante la scorsa campagna presidenziale del 2012 Obama ha promesso di «cambiare Washington e frenare l’influenza dei soldi nella politica”. Non è stato così e molti elettori sono rimasti delusi. Lo stesso vale per Hillary Clinton, attuale candidata in pectore del partito democratico. In questi ultimi mesi non ha mai menzionato una riforma del sistema di finanziamento ai partiti. Se dunque Lessig dovesse fallire si potrà almeno dire che ha avuto almeno il merito di aver riportato il problema superPac al centro del dibattito mediatico americano. E non è poco.

Questo articolo e’ stato scritto per Europa

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